Questa volta la mia prefazione sarà breve, per lasciare spazio alle parole della mia amica Serena del blog Cucinaserena, mia compagna in questa nuova avventura targata MTC. Lascio alle sue parole il compito di dirvi cosa abbiamo fatto, solo un paio di parole per dirvi il come il tutto è stato realizzato: all’inizio avevamo pensato di riuscire a vederci per cucinare insieme, ma a causa degli impegni di lavoro di tutte e due e dei tempi relativamente stretti è stato impossibile. Abbiamo quindi deciso di seguire il consiglio degli organizzatori della Masterclass ed eseguire la ricetta (io) e scrivere il post (Serena) separatamente e poi unire i due lavori.
E’ proprio vero che la visione delle cose cambia a seconda dell’angolazione in cui le si guarda, è così che dopo aver frequentato la masterclass organizzata dal calendario del cibo italiano mi sono ritrovata a osservare un prato con gli occhi stupiti di una bambina e quelli famelici di una blogger!
Il gruppo di studio organizzato sotto la supervisione del prof. Andrea Pieroni, ordinario di Scienze della biodiversità Alimentare, Etnobotanica ed Etnobiologia, ha riguardato la disamina di dieci fra le erbe spontanee: Dente di leone (o taràssaco), Elicriso, Serpillo, Portulaca, Ortica, Finocchio selvatico, Grattalingua, Luppolo, Nepitella (mentuccia), Romice.
Così quando l’altro giorno durante una delle mie sedute settimanali di sport la mia prode insegnante di ginnastica ha fatto fare ai suoi “maori” (come ci chiama sempre) una corsetta di riscaldamento (40 minuti!) nel boschetto adiacente il circolo sportivo con faticose salite e discese mentre tutti grondanti di sudore cercavano di massimizzare gli sforzi per ottenere benefici fisici, io invece sembravo l’allegra donzella fra le erbette, rallentavo e piroettavo su me stessa con lo sguardo indietro cercando di scovare qualcuna delle erbe studiate nella masterclass.
Quel fiore giallino fra l’erba verde clorofilla mi ha catturato lo sguardo e dopo un primo momento interlocutorio “grattalingua o fiore di tarsassàco, fiore di taràssaco o grattalingua”!?? la pienezza dei petali non ha lasciato dubbi: tarassàco!
Il caso ha voluto poi che la mia compagna di masterclass Claudia (abbiamo lavorato a coppie) mi abbia scritto la stessa sera dicendo che aveva trovato nel suo terreno erbe di tarassàco che aveva raccolto con l’ausilio dell’occhio esperto di suo padre: è stato subito evidente ad entrambe che il tarassàco dovesse essere il protagonista della nostra ricetta: e dente di leone fu! eh si perchè quest’erba è rinomata anche con questo nome.
Ma conosciamola meglio: il tarassaco è un parola composta deriva dal greco tarakè =scompiglio e àkos=rimedio (in sostanza significa rimedio a uno scompiglio) è conosciuto con diversi nomi ovvero taràssaco, “dente di leone”, soffione, cicoria selvatica.
Si tratta di una pianta molto comune a carattere infestante facile da riconoscere, ha dei fiori gialli riuniti in capolini che si raccolgono da marzo a ottobre, l’Infruttescenza è costituita dai soffioni che tanto divertono i bambini e a cui spesso affidano i loro sogni facendoli volare con un soffio.
La radice si raccoglie in maggio-giugno o meglio in autunno, le foglie si trovano in aprile-maggio mesi attuali ecco perchè Claudia è riuscita a trovarne in abbondanza ma se non avete dei campi di proprietà sappiate che si trovano anche in alcuni mercati per cui se volete replicare questa bella ricetta gourmet basterà chiedere al vostro fruttivendolo di fiducia.
Sotto il profilo organolettico lo tipicizza un sapore amarognolo eppure in cucina si usa ogni parte della pianta: foglie, radici, fiori e boccioli.
Le foglie si possono consumare lessate o in accompagnamento ad altre verdure, con le radici tostate si prepara il caffè, fiori possono essere impiegati per dare più sapore alle insalate o fritti in pastella mentre i boccioli possono essere fatti in salamoia e usati per sostituire i capperi.
Vi ho incuriosito!? allora guardate quante belle ricette a base di erbe spontanee sono state realizzate dalle mie compagne di masterclass da altre per a GN delle Erbe aromatiche e spontanee
Per la realizzazione di questa masterclass ringraziamo il prof. Andrea Pierioni, Sergio Rossi, lo chef Alessandro Dentone per la supervisione delle ricette e a Claudia per il lavoro in tandem a questo post.
Porzioni
Porzioni
molto intrigante l’idea dell’albicocca, su tutto. si è vero, cambi obiettivo e vedi tuto sotto una luce diversa, ti accorgi di cose che prima non avevi notato. Dai importanza a cose che prima pensavi non avessero. Da una piantccia spesso estirpata una ricchezza.
Grazie mille!!
Grazie per essere passata!
Che bello il vostro piatto Claudia fa proprio voglia di provare a realizzare questi gnudi. Mi sono segnata la ricetta. Quando vieni in zona magari con Serena , organizziamo una raccolta di erbe spontanee tra amiche 😉 un bacione
Volentierissimo!!!!
Grazie mille per essere passata!
Ciao, ragazze! Ma non sapete quanto mi abbia colpito la vostra ricetta di gnudi: penso che valorizzi al meglio il tarassaco, e quell’aggiunta di albicocca secca la trovo molto intrigante. La visione di una runner che perlustra il manto erboso, poi, è divertimento puro. Bravissime!
Grazie Katia!!
Sapessi quante volte ora andando in giro la mia attenzione si focalizza sui campi e le erbe. Vedo grattalingua ovunque! Grazie per aver partecipato e per essere state così attente e interessate. Gli gnudi al tarassaco sono un piatto semplice e gustoso che vorrei provare presto. Brave.
Grazie mille Annarita e grazie a te per la pazienza e l’attenzione che hai messo nel seguire noi tutte!!
Da toscana amo gli gnudi e questi li ruberó senza vergogna …
Non c’è vergogna nella buona cucina 🙂
Ruba ruba 🙂 la cucina è condivisione!
Grazie per essere passata!!!
Grazie per aver partecipato, grazie per aver lavorato cosi bene assieme e grazie per aver mantenuto un entusiasmo che vedo durare anche in questi giorni… d’altronde, l’erba da’ dipendenza 🙂
L’unico difetto di questa ricetta e’ nella misura degli gnudi, che andavano fatti leggermente piu’ piccoli: sarebbero anche rimasti piu’ umidi, senza screpolarsi. Ma per il resto e’ ben bilanciata nella sua complessita’ senza mai perdere di vista la valorizzazione delle erbe. Siete forse fra quelle che le hanno messe piu’ al centro della loro composizione, alzando quindi il livello della difficolta’, per cui brave davvero- e avanti cosi!
Grazie mille Alessandra…la “colpa” della misura degli gnudi è mia 🙂 ricordo dell’unica volta che li ho mangiati in quel di Arezzo 🙂 la prossima volta (perchè ci sarà una prossima volta, magari nella ricetta tradizionale ricotta e spinaci “semplicemente”) li proverò più piccoli!!! Grazie mille dell’attenzione che metti nel valutare ed osservare i nostri piatti e per i commenti puntuali e sempre presenti!
Claudia il corso è stato veramente istruttivo e anche io ho scoperto sia che ho gettato via un sacco di roba buona dal mio terrazzo, sia che quelle cose meravigliose che mia nonna chiamava “getti” e ci faceva una frittata in realtà era luppolo. I gnudi di tarassaco veramente sono una genialata, complimenti a te e alla tua compagna di banco, brave! Un bascione forte e al prossimo corso
Ora guardo davvero le strade e i campi che ci circondano con occhi diversi:) E credo che proverò ancora qualche esperimento culinario con le erbe spontanee!! Grazie per essere passata!
Hai perfettamente ragione! Dopo il master anche io mi ritrovo a osservare tutte le erbette che mi trovo davanti, che sia in un bosco, ai giardini pubblici o lungo il cantiere della tramvia!!
Bellissimi questi gnudi e che idea sposarli con la crema di pecorino e albicocche!
Grazie mille e grazie per essere passata e scusa per il ritardo con cui ti rispondo …. ma il tempo purtroppo non basta mai 🙁