Oggi compio 47 anni.
Fa quasi impressione vederlo scritto nero su bianco quando te ne senti addosso molti meno.
Non ho mai sentito particolarmente il giorno del mio compleanno, soprattutto da quando sono diventata madre: la vicinanza tra i nostri compleanni (mio, di mio figlio e di mio marito – tutti nati ad agosto) ha sempre fatto passare in secondo piano quello della sottoscritta e solitamente ho sempre passato questo giorno preparando il buffet per la festa di compleanno retroattiva del pargolo (facendo comunque quello che amo fare).
Lo scorso anno la “tradizione” si è interrotta e per la prima volta dopo anni mi sono ritrovata a festeggiare il mio compleanno qui in Grecia, circondata da amici e parenti (anche se non tutti e non tutti coloro che avrei voluto presenti) e la cosa mi è piaciuta così tanto che all’atto della prenotazione della data di rientro in Italia a fine ferie, ho fatto in modo di posticiparla rispetto al 29 agosto.
Vi scrivo dalla Grecia quindi, da quella che è diventata un pò la mia seconda casa, seduta su una sedia da regista, di fronte a un tavolino di (credo finto) marmo, davanti a me il verde del giardino che circonda la casa che solitamente prendiamo in affitto tutti gli anni e il silenzio dell’alba mattutina.
Durante queste vacanze sono stata molto poco “social” rispetto ai miei standard. E’ stato un anno particolarmente tosto questo appena trascorso per me come individuo e per noi come famiglia.
A inizio anno scolastico si è palesato il disturbo del nostro bambino in concomitanza con l’inizio del ciclo della scuola primaria, sono seguiti il contatto con la ASL, con due neuropsichiatre, con varie psicoterapeute, le varie valutazioni, la diagnosi e infine il rilascio della 104.
A dicembre mio marito ha cambiato lavoro e per noi che lavoravamo (anche se con mansioni diverse) per lo stesso gruppo di aziende, questo è stato un grandissimo cambiamento: siamo passati dal vederci praticamente sempre al non vederci quasi mai (perchè il nuovo lavoro ha portato con se anche moltissime trasferte).
Ogni decisione, ogni tipo di intervento, ed anche le responsabilità le sentivo pesare come macigni, ma non si poteva fare altrimenti e sono andata avanti, come un caterpillar, senza pormi domande, ma sempre agendo, sempre con lo sguardo fisso alla meta successiva.
Sono arrivata ad agosto esausta. Priva di qualsiasi forma di energia. Quasi apatica.
Avevo portato con me il computer, con l’idea di magari ritagliarmi qualche momento per il blog (in fin dei conti ho molti articoli in bozza e speravo di avere il tempo per potermi dedicare un pò a questa mia passione) e l’ho acceso per la prima volta ieri – 28 agosto. Ho letto però, cinque libri fino ad ora ed erano anni che non leggevo così tanto. Ed ho dormito (quando il pargolo – noto insonne – me lo ha concesso). Ho guardato il mare sdraiata sul lettino, senza altro ad occupare la mente, guardando mio figlio prendere sempre più confidenza con l’acqua e mi sono ritrovata a meravigliarmi di quante cose sa fare e di quanto io ignorassi delle sue capacità, tutto questo nonostante passi con me moltissimo tempo.
Mi sono lasciata “curare” dai paesaggi che amo tanto, da questa terra brulla, piena di piante dai frutti che nessuno raccoglie, dalle sue colline brulle, dalla terra scura e dal suo popolo rude, forte e fiero.
Da questi uomini che vivono come se fossimo ancora venti-trenta anni addietro mentre maneggiano con perizia uno smartphone di ultima generazione, e delle donne che lavorano sodo, le più anziane vestite di nero, mentre camminano per le strade semi deserte del paese.
Come fa sempre la Grecia mi ha guarita, mi sono lasciata cullare dal suo mare, dalle sue correnti e mi sono liberata pian piano di tutte quelle brutte sensazioni che mi porto sempre dentro. Mi ha ricaricata, sostituendo le mie delusioni, le mie sofferenze, la mia stanchezza con speranza per il futuro, con gioia per quello che ho e con rinnovato vigore.
Per cui scusatemi se non ci sono stata nelle tre settimane passate, ero impegnata a farmi “curare”…e se a qualcuno ancora venisse in mente di chiedermi perchè torno sempre qui, leggete poche righe sopra l’effetto che mi fa non appena la macchina lascia il traghetto a Igoumenitza e inizia a percorrere la strada verso Preveza e io mi sento, di nuovo, dopo un lungo anno, a casa.
MARMELLATA DI PESCHE CON IL METODO FERBER
2 kg di pesche molto mature
1 kg di zucchero
il succo di 1 limone
Sbucciate le pesche (essendo molto mature la buccia verrà via facilmente) e riducetele in piccoli pezzi.
Mettetele all’interno di una ciotola con lo zucchero e il succo del limone, mescolate bene e lasciate riposare per circa un’ora.
Trascorsa l’ora travasate il tutto in una pentola abbastanza grande e dal fondo spesso, portate a ebollizione e lasciate cuocere per un paio di minuti, quindi spegnete il fuoco e lasciate raffreddare.
Quando il tutto sarà freddo trasferite il tutto in una ciotola e mettete in frigo per circa 12 ore.
Trascorse le 12 ore, si sarà formata una grossa quantità di liquido, separatela dalla frutta, mettetela in una pentola e portatela a ebollizione. Fate cuocere per una ventina di minuti o comunque fino a quando non avrà cominciato ad addensarsi.
Togliete l’eventuale schiuma che dovesse formarsi in superficie.
Aggiungete quindi la frutta e continuate la cottura per altri venti minuti circa.
Fate la prova piattino per verificare la cottura della confettura, quindi mettetela in vasetti sterilizzati, chiudeteli quando sono ancora caldi.
Lasciateli raffreddare quindi procedete alla pastorizzazione dei vasetti.
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