Oggi si festeggia la Giornata Nazionale della Zucca, e quelle matte (ehm) geniali fanciulle che seguono il progetto del calendario del cibo italiano ci hanno proposto di inventare o reinventare nel mio caso una storia, ma non una storia qualsiasi ovviamente, ma una legata alla protagonista della giornata (nonchè del periodo autunnale) la zucca. Tutto questo per sottolineare come spesso il cibo e la letteratura (non è il mio caso, ma lasciatemi passare il tempo) siano legati e quanto l’uno influenzi l’altro e viceversa…un pò come era successo per la giornata nazionale di Montalbano…ricordate?
Quando dici zucca, la prima storia/fiaba che viene in mente è ovviamente Cenerentola…essendo notoriamente una persona con poca fantasia, avevo comunque bisogno di un “canovaccio” su cui costruire la mia storia…. ed allora ho avuto l’idea….cosa sarebbe successo se….? E se narrassi la storia dal punto di vista di uno dei componenti meno “utili” della storia? Se trasformassi la bistrattata zucca in protagonista? Da qui parte la mia storia, se poi sia riuscita nell’intento questo è un altro paio di maniche…spero abbiate la pazienza di arrivare fino in fondo e che vi divertiate a leggerla quanto mi sono divertita io a scriverla 🙂
Mamma: C’era una volta una zucca.
Leonardo: No, aspetta…la storia non iniziava così…
M: Mi chiedi sempre di raccontarti una storia, ora che mi ci metto e cerco di metterci un pò di fantasia mi blocchi così??
L: Ma non è credibile…come può “esserci” una zucca?
M: Fidati, era una zucca…e se mi fai finire invece di interrompere ogni due per tre, te lo dimostro
L: Vai allora, racconta…ma se poi non mi piace non mi addormento!
M: Ora stai zitto, sotto le coperte, con l’orsetto vicino e lasciami raccontare…
C’era una volta una zucca, dicevamo…Questa piccola zucca abitava nella cucina di una piccola casina ai confini del bosco, insieme ad una famiglia composta da padre e figlia, che cercavano di cavarsela da soli dopo che avevano perso la mamma e la moglie poco tempo prima a causa di una brutta malattia. La zucca aveva visto giorno dopo giorno la famigliola cercare di far fronte al dolore per la scomparsa del suo membro più importante e con l’aiuto dei topini di casa, aveva anche cercato di aiutare – per quanto potesse fare una zucca – la povera ragazza a caricarsi anche delle incombenze che portava il doversi occupare della casa.
L: Erano tre i topini? E come si chiamavano?
M: Gus, Jack e Rob, ora fammi continuare…
Un giorno il padre tornò a casa portando con se una donna con le sue due figlie. Non appena la zucca le vide entrare in cucina fiutò odore di guai: la matrigna era arcigna, secca ed allampanata come un fagiolino e le due ragazze bellissime per carità, ma alla zucca (che riusciva a guardare anche dentro gli esseri umani) sembrava di vedere qualcosa di marcio sotto l’amabile aspetto esteriore. Pensò però che forse era lei che era prevenuta, che l’affetto mai sopito per la compianta padrona della sua cucina la facesse parlare e che non riusciva ad essere obbiettiva…Si rassegnò così ad aprire il suo regno a quelle nuove figure e quando non vedevano, con l’aiuto dei topini Gus, Jack e Rob che la sollevavano e la portavano dove voleva essere portata, teneva d’occhio la situazione….
La vita scorreva tranquilla nella casina e tutti sembravano felici e contenti, la zucca si era messa tranquilla ed aveva sospeso i suoi viaggi sulle fragili spalle dei topini nel tentativo di tenere tutto sotto controllo. Un bel giorno il padre decise di partire per uno dei suoi viaggi d’affari. Prima di partire riunì le tre figliole accanto al fuoco e chiese ad ognuna di loro cosa volesse: le due figliastre chiesero gemme, piume ed orpelli mentre la figliola gli chiese solo il primo ramoscello che gli colpiva il cappello.
L: Perchè portava il cappello?
M: Perchè faceva freddo e doveva metterlo così non si ammalava, come devi fare tu quando ti porto a scuola la mattina.
L: Non mi piace andare a scuola, non ci voglio andare.
M: Ora non divagare, ti sto raccontando una storia…
Per la povera ragazza la vita peggiorò dalla sera alla mattina: senza la presenza del padre in casa la matrigna e le sorellastre mostrarono il loro vero volto e la relegarono al ruolo di sguattera, le tolsero la sua camera e i suoi vestiti e la poveretta non trovo altro posto in cui rifugiarsi se non la cucina, che era stato il regno della madre.
La zucca se la ritrovò così improvvisamente davanti una mattina, con stracci logori al posto delle solite vesti e il visino rigato di lacrime. “Cosa ti succede mai piccola mia?” e davanti allo sguardo esterrefatto della povera ragazza, decise di rivelarsi: “Sono la zucca, qui, vicino al focolare”, lo sguardo della giovane si diresse verso la zucca, la quale dopo un primo momento di sbigottimento, con una vocina flebile chiese: “Ma tu parli?” e la zucca, gonfiando il petto più di quanto già non fosse tonda le rispose: “Ma certo, non mi faccio sentire ma parlo! Cosa succede bimba mia?” “Mio padre è andato via solo da poche ore e già mi hanno cacciato dalla mia casa e tolto tutti i miei vestiti e le mie cose”, piano piano facendosi coraggio uscirono dal loro nascondiglio anche i topolini. La ragazza vedendoli sfrecciare ai suoi piedi lanciò un piccolo urlo e saltò su uno sgabello. “Non preoccuparti, Gus, Jack e Rob non ti faranno nulla, sono tuoi amici, ti vogliono bene, ti sono affezionati” “Anche loro parlano?” Chiese la ragazza stupita “No, loro no – rispose la zucca – ma hanno altri modi per rendersi utili e per farsi voler bene”.
Da quel giorno la vita della ragazza migliorò sensibilmente, certo sentiva sempre la mancanza del padre ed attendeva con ansia il suo ritorno, ma la vicinanza della zucca e dei topolini la rendeva serena e le riempiva le giornate. Con la matrigna e le sorellastre le cose andavano sempre peggio, ma lei non se ne curava e cercava di portare sempre al termine i compiti che le davano in modo da non sollecitare le loro sgarbatezze, che comunque non mancavano mai di arrivare.
Un giorno la zucca stava sonnecchiando come sempre vicino al focolare quando la ragazza irruppe nella cucina. “Dove vai così di corsa bambina” chiese la zucca ridendo di gusto. “Il principe ha indetto un gran ballo a palazzo, zucchetta bella…
L: zucchetta bella (ridendo con la voce di sonno)
M: …ed io non vedo l’ora di andare!!!” “Ma sei sicura di poter andare? La matrigna non ti darà mai il permesso!” concluse con tristezza la zucca, e i topolini fecero capolino dal loro nascondiglio e scossero le piccole teste sconsolati. “Ma no, mi ha già dato il permesso, ha detto che posso ricavare il mio vestito dalle vecchie tende della sala grande e che posso andare se prima ho finito tutte le faccende che mi ha dato da fare” concluse srotolando una pergamena che arrivò a terra e le si avvolse con diversi giri intorno ai piedi. Non appena si rese conto della lunghezza della lista di faccende il suo visino si oscurò. Ma subito raddrizzò le spalle e lanciando alla zucca e ai topini uno sguardo di sfida disse: “Io andrò a quel ballo, a costo di non dormire fino a quando non avrà luogo!”.
I giorni seguenti fino alla data del ballo furono un susseguirsi di faccende matte e disperatissime, e quando non lavorava, si dedicava a ricavare da quell’ammasso di stoffa vecchia e maleodorante un vestito che potesse essere degno di quel nome. La zucca e i topini la aiutavano il tanto che potevano, e giorno dopo giorno, mentre le ore passavano la ragazza si convinceva sempre di più di potercela fare. Era una gioia per la zucca e i topini vedere la ragazza darsi così tanto da fare per un progetto che le avrebbe portato dei frutti, per una volta per se stessa e non solo per qualcun altro, ma temevano sempre l’inganno…anche perchè notavano che le sorellastre le lanciavano continuamente occhiate malevole e preoccupate man mano che spuntava un lavoro dalla lista infinita che la matrigna le aveva dato.
Giunse infine il giorno della festa, la carrozza era già di sotto ad aspettare la matrigna e le sorellastre quando la ragazza si precipitò correndo dalle scale per paura di essere lasciata a casa…
L: Pensa se cadeva…e se cadeva mamma?
M: Se cadeva poverina si faceva male e non avrebbe mai incontrato il principe, aspetta che la storia deve ancora finire….ma non hai sonno?
L: E’ troppo bella questa storia mamma, mi viene sonno dopo…..
M: Continuo allora….
Quando arrivò ai piedi delle scale, la ragazza si accorse che la matrigna e le sorellastre la guardano con aria cupa. “Dove credi di andare?” le chiese sgarbatamente la matrigna “Ma, ma – balbettò la poveretta – avevate detto che se avessi fatto tutte le faccende che mi avevate dato e se fossi riuscita a ricavare un vestito dalle vecchie tende della sala – e le mostro la meraviglia che indossava – mi avreste portata con voi” un suono stridulo che sarebbe dovuto essere una risata nelle intenzioni di chi l’aveva emessa squarciò il silenzio teso. “Ed ora ho cambiato idea, tu non verrai con noi da nessuna parte” con una mossa repentina le strappò le maniche del vestito e sfilandosi uno spillone dall’acconciatura lo passò sul davanti del vestito e glielo ridusse in brandelli rischiando anche seriamente di farle del male. Poi salì velocemente sulla carrozza, mentre la poverina giaceva a terra, piangendo lacrime amare e maledicendo il suo destino.
L: Poverina…..
M: Eh si amore, poverina…..ma vedrai ora cosa le combinano i topini e la zucca….
Improvvisamente una luce fortissima la scosse dalla sua disperazione. Sollevò la testa dalle braccia sulle quali l’aveva abbandonata piangente e si guardò intorno. Davanti a lei c’era la zucca e la luce veniva da lei, le stava succedendo qualcosa di davvero strano, non appena la luce divenne appena appena meno forte e lei riuscì a guardare alla zucca senza aver male agli occhi si rese conto che era diventata una strana signora rotondetta, con un bastoncino tra le mani, che aveva tutta l’aria di una bacchetta.
“Ma tu chi sei? – chiese la ragazza interdetta – prima scopro che le zucche parlano, si muovono e con il debito aiuto camminano anche. Ed ora ti trasformi in quella che ha tutta l’aria di essere una fatina” “Sono la tua fata madrina, la tua mamma mi ha mandato da te dopo la sua prematura dipartita, per vegliare su di te, e quale forma migliore di una zucca? Sono sempre stata li per te, in cucina, al centro della casa, vicino al focolare” “Oh fata madrina, quanto mi manca la mia mamma, quando c’era lei era tutto così bello…ora mi sento così sola. Se non fosse stato per te e per i topini non so come avrei fatto….” “Su su, calma ora bambina mia, vedo che ti hanno lasciato qui, in barba alle promesse che ti erano state fatte…ma ora ci penso io, ci prenderemo una bella rivincita. Asciuga quelle lacrime bambina mia, è finito il tempo di piangere”
L: E’ arrivato superman mamma?
M: In un certo senso amore ….
La zucca/fatina – perchè di una zucca aveva sempre le sembianze – aiutò la povera ragazza a rialzarsi e ad asciugarsi gli occhi, dopo di che, facendo strani disegni volteggiando la bacchetta in aria la rivestì da capo a piedi con un vestito color del cielo, dalla stoffa così raffinata che non si era mai vista in quella parte del mondo e facendole calzare delle scarpette di cristallo così perfette che ci si poteva rispecchiare dentro. Il raggio lucente che usciva dalla bacchetta andò ad acchiappare i tre topini che scappavano a destra e manca e li trasformò in tre allampanati lacchè, mancava solo una cosa: si toccò la testa con la bacchetta e sotto lo sguardo esterrefatto di tutti trasformò se stessa in una carrozza principesca completa di cavalli. Uno dei lacchè si mise alla guida della carrozza, l’altro si mise dietro in cassetta e il terzo aprì la porta della carrozza alla sbigottita ragazza. Una voce echeggiò dall’interno: “Vuoi sbrigarti o no benedetta ragazza?!?! Vuoi andare o no a quella festa ed incontrare il principe?” La fanciulla si scosse ed entrò nell’accogliente carrozza, si accomodò e non appena la porta fu chiusa dal solerte lacchè la carrozza partì velocemente verso il palazzo del principe.
L: Quindi ci va alla festa mamma?
M: Si amore, visto che è riuscita?
L: Chissà se incontra il principe mamma…
M: Io credo di si amore, pensi che quella zucca gliela farebbe passare liscia se si lasciasse sfuggire un’occasione così ghiotta?
L: E’ proprio forte quella zucca mamma…
M: Appena arrivati al palazzo la zucca/fatina/carrozza quasi gettò la ragazza fuori dal suo abitacolo raccomandandole con quella sua strana voce che sembrava venire da ogni dove di essere di ritorno per la mezzanotte in punto, perchè a quell’ora, allo scoccare della mezzanotte, ogni cosa sarebbe tornata com’era.
Non appena comparve alla soglia del portone che immetteva nella sala dove si teneva la festa, tutte le teste si voltarono verso di lei. La matrigna e le sorellastre non la riconobbero perchè l’incantesimo l’aveva del tutto trasformata, era la ragazza più bella del castello quella sera. Ovviamente anche il principe la notò subito e facendosi strada in mezzo alla folla la raggiunse le chiese di ballare e da quel momento non si staccò più da lei…
L: Mamma non possiamo saltare queste cose da femmina? Quando arrivano i supereroi? La superzucca mamma…
M: Un attimo amore, fammici arrivare…
Ballarono insieme tutta la sera, fino a quando quasi per caso lo sguardo della ragazza non incontrò il quadrante di un orologio e si rese conto che mancavano una manciata di minuti alla mezzanotte. Il panico si impossessò di lei, si divincolò dalle braccia del principe e scappò via senza una parola, lasciandolo di stucco. L’unica cosa che le rimaneva di lei, una delle sue scarpette di cristallo.
I giorni seguenti il principe passò al setaccio tutto il regno, era ossessionato da quella ragazza che in una sola sera aveva saputo conquistare il suo cuore. Emanò un editto reale nel quale era scritto che il principe avrebbe sposato la ragazza che avrebbe calzato quella scarpetta. Moltissime ragazze tentarono nell’impresa, qualcuna anche “spuntandosi” le dita dei piedi, ma nessuna riuscì. Il principe cominciava a scoraggiarsi, possibile fosse così difficile trovare quella ragazza? Così ragionava mentre si dirigeva proprio verso la casa della matrigna e delle sorellastre, dove ovviamente era – sempre relegata in cucina – anche la nostra eroina.
Non appena la matrigna si rese conto che il principe stava andando proprio verso la loro casa per provare la famosa scarpetta, relegò con una scusa la povera ragazza in soffitta – anche se non sapeva che era lei la fantomatica straniera che aveva rubato il cuore del principe, aveva comunque paura che potessero chiedere anche a lei di provare la scarpetta, e lei di sicuro aveva un piede più piccolo e delicato di quello delle sorellastre. La fata madrina però, che continuava a vegliare sotto forma di zucca sulla piccola orfanella si rese conto di quello che stava succedendo e cominciò a chiamare a gran voce i topini perchè la facessero uscire dalla cucina e la portassero in soffitta. Il suo piano era semplice, voleva fare in modo che la ragazza uscisse dalla sua prigione, si rivelasse per quella che era, provasse di essere la legittima proprietaria della scarpetta e avesse infine il suo lieto fine. Facile a dirsi, altro paio di maniche tradurre in realtà quelle intenzioni. I topini caricarono la zucca in spalla e cominciarono la salita verso la soffitta…
L: Visto mamma, è arrivata la superzucca….
M: Si, amore…è arrivata la SWAT….
…e tra un gradino e l’altro, dopo innumerevoli peripezie, riuscirono ad arrivare finalmente alla porta della soffitta. I topini si ingegnarono per riuscire ad aprirla ed alla fine la povera ragazza fu libera. “Ragazza mia, ora dipende da te” le urlò la zucca con concitazione, saltellando da una parte all’altra e spingendola verso le scale, incitandola a scendere…
L: Mamma, deve stare attenta la zucca altrimenti la fa cadere….
M: Certo amore….
La ragazza cominciò a scendere le scale proprio mentre il principe stava uscendo di casa, a quel punto il tempismo era tutto, si rese conto la zucca e con uno scatto “felino” si gettò dalle scale rischiando la sua incolumità e finendo, dopo una caduta rocambolesca, proprio ai piedi del principe. Il quale stupitissimo alzò lo sguardo proprio mentre la ragazza stava finendo di scendere le scale, preoccupata per l’incolumità della zucca.
I loro sguardi si incrociarono e si riconobbero all’istante. Quando dopo pochi minuti il piede della ragazza calzò perfettamente la scarpetta, la matrigna e le sorellastre le lanciarono occhiatacce malevole e colme d’invidia ma le loro bocche non proferirono parola. All’improvviso un rumore proveniente dall’esterno interruppe quel momento felice e delle voci festose attirarono tutti fuori dalla casa giusto in tempo per vedere il padrone di casa fare il suo ingresso nella proprietà.
La fanciulla si rifugiò tra le braccia del padre, piangendo calde lacrime di gioia, mentre il genitore la stringeva forte a se tenendo il ramoscello che lei gli aveva chiesto in mano. Il principe si avvicinò lentamente, rispettando quel momento di commozione profonda per il ritrovato legame di padre e figlia. “Signore – chiese rispettoso – posso chiederle la mano della sua figliola?” il padre lo guardò stupefatto ed abbassando lo sguardo verso la figlia adorata stretta al petto, si rese conto di come lei guardasse al principe. Si rese anche conto di come era vestita e di come fosse sciupata ed emaciata.
“Cosa è successo qui, durante la mia assenza?” Tuonò diretto alla matrigna e alle sorellastre fulminandole con lo sguardo. La zucca arrivò trotterellando, sostenuta dai topini tra lo stupore generale e un coro di “La zucca parla” “Che sortilegio è mai questo?” “Chi ha parlato??” “Ora le spiego io cosa è successo signore – affermò la zucca arrivando sotto il naso del padrone – è successo che la sua reverenda moglie e le sue graziose figliole, ovviamente sono ironica, hanno reso la vita impossibile alla sua figliola, la quale ha vissuto questi mesi in cui lei è stato lontano come una schiava in casa sua!” “Ma come? Io contavo sul fatto che tu la trattassi come tua figlia, e che voi foste delle sorelle per lei! – disse rivolgendosi alla moglie e alle di lei figlie – E voi l’avete fatta soffrire e penare, dopo che già aveva perso la sua mamma….ora sarete voi ad andare via!” ed in men che non si dica le cacciò di casa.
Dopo pochi giorni il paese tutto era in festa…si festeggiava il matrimonio tra il principe e la ragazza, erano presenti il padre, la zucca, i topini e tutto il regno. La ragazza indossava un bellissimo vestito bianco e il principe era in alta uniforme. La cerimonia fu molto commuovente, la zucca piangeva come una fontana……
L: ah ah ah ah una fontana mamma….
C: Ma ancora non dormi?? Guarda che la storia è praticamente finita….
I topini avevano gli occhi lucidi, ed il padre guardava la sua figliola con malcelato orgoglio…un raggio di sole entrò dalle vetrate della chiesa ed andò a cadere sulla sposa, come se fosse stata la carezza della madre che dall’alto aveva comunque sempre vegliato sulla figlia, e con quel raggio di sole le dava la sua benedizione.
Dopo la cerimonia gli sposi uscirono a salutare la folla e da quel giorno in poi vissero tutti felici e contenti.
Finita amore, ti è piaciuta?
L: (silenzio)
M: Ti sei addormentato finalmente? – guardo accanto a me e lo vedo con gli occhi chiusi, le ciglia che gli ombreggiano le gote e mi meraviglio ogni volta di quanto sia bello, di quanto i suoi lineamenti siano perfetti. Gli scosto una ciocca di capelli dal viso e gli do un bacio lieve sulla guancia senza timore di svegliarlo – Dormi bene angelo mio.
Fine
ZUCCA VIOLINA AL FORNO CON SPEZIE DOLCI, LIME E PEPERONCINO VERDE
(ricetta tratta da Plenty di Yotam Ottolenghi)
Ingredienti per 4/6 persone:
- 2 lime interi
- 4 cucchiai di olio di oliva
- 1 zucca violina media (ca. 900 g)
- 2 cucchiai di baccelli di cardamomo (o 1 cucchiaio di cardamomo in polvere)
- 1 cucchiaino di pimento macinato
- 100 g yogurt greco
- 30 g tahini
- 1 cucchiaio di succo di lime
- 1 peperone verde (tipo friggitello) a fettine
- 10 g di foglie di coriandolo
- sale
Procedimento:
- Preriscaldate il forno a 210°C.
- Con un coltello affilato eliminate le calottine superiori ed inferiori dei lime, appoggiateli su un tagliere e pelateli al vivo. Tagliateli verticalmente in quarti e successivamente ogni quarto tagliatelo a fettine sottile. Metteteli in una terrina, conditeli con un cucchiaio di olio di oliva e con un pò di sale e mettete da parte.
- Tagliate la zucca a metà nel senso della lunghezza. Togliete e scartate i semi e sbucciate la zucca. Tagliate verticalmente ogni metà in fette spesse mezzo cm e mettetele in una grossa teglia foderata di carta forno.
- Mettete i baccelli di cardamomo in un mortaio e con il pestello fate in modo di aprirli. Estraetene i semi e riduceteli in una polvere grossolana – oppure usate come me direttamente il cardamomo in polvere.
- Trasferite la polvere di cardamomo in una piccola ciotola, aggiungete il pimento e 3 cucchiai di olio extravergine di oliva, mescolate bene e spalmate la mistura sulle fette di zucca. Salate e mettete in forno fino a quando non saranno ben cotti e ben dorati.
- Togliete le fette di zucca dal forno e mettetele da parte a raffreddare.
- Nel frattempo unite insieme lo yogurt, la tahini, il succo di lime, 2 cucchiai di acqua e un pizzico di sale. La salsa dovrebbe essere consistente ma abbastanza fluida da poter essere versata, se necessario aggiungete acqua.
- Una volta raffreddata la zucca servite disponendo le fette di zucca su un piatto da portata, spargeteci la salsa allo yogurt, le fette di lime con il loro succo e le fettine di peperone verde. Guarnite con coriandolo (io l’ho omesso perchè non l’ho trovato) e servite.
Camilla Assandri says
Molto carina la tua favola. Secondo me sei riuscita alla grande a reinterpretare la storia di Cenerentola rendendo protagonista la zucca.
Particolare la tua ricetta, sono curiosa di provarla!
lapagnottainnamorata says
Grazie Camilla:) E grazie di essere passata!!
Questo racconto rispecchia esattamente quello che succedeva a casa quando si raccontavano le favole a Cristina. E mi ricorda quel periodo … e la favola dal punto di vista della zucca è bellissima!!! Complimenti
Grazie mille Leila:) RAccontare storie non è il mio forte, ma quando si tratta di lui mi sforzo moltissimo 🙂
Grazie per essere passata!
Claudia, che bel lavoro! E immaginarti mentre racconti della Super Zucca a Leonardo non ha prezzo..
Vorrei provare a rifare la tua zucca: sono sicura che mia figlia Giulia se ne innamorerebbe.
E’ buonissima Katia, anche per una come me non tanto amante della zucca…lo so, lo so…eresia 😀
Bellissimo questo trasferire la fantasia nella realtà! Cercherò di trasferire la tua zucca sulla mia tavola.😘
Ma grazie Bruna:) E grazie di essere passata:)
Mia zia cambiava sempre le favole e a me piaceva da morire! E mi piace tanto il punto di vista della zucca…mi piace anche con il cardamomo e la salsina per la verità 😊😊 un saluto al tuo figlio, fortunato di avere una mamma così.
Grazie mille Marina, un grande aiuto il vostro a mettersi sempre in gioco e ad imparare nuovi modi di esprimersi non solo cucinando 🙂
Leonardo se lo ricorderà per sempre questo momento, ne sono sicura! Bellissimo il tuo racconto, con la zucca protagonista e il tuo dialogo con Leonardo a fare da contraltare. Bravissima davvero Claudia!
Grazie mille Giuliana e grazie di essere passata!
Ma che dolce e brioso questo racconto intrecciato con il reale in un crescendo appassionato e perfettamente riuscito. Viva la super zucca e la super mamma!! (di Leonardo 😉
Grazie Cristina:) L’intreccio è stato d’ispirazione mentre scrivevo:)
Quando tuo figlio potrà leggere da solo questa pagina, si commuoverà e capirà la meraviglia di mamma che ha la fortuna di avere.
Bellissimo il dialogo, che mi ha riportato indietro nel tempo. E la tua interpretazione di zucca è sicuramente tra le mie preferite.
Un forte abbraccio.
Grazie mille Patrizia…si prova sempre a fare il meglio per i propri figli..io ci provo, non solo cucinandogli manicaretti (che oltretutto non apprezza quasi mai :D)
Bella questa storia vista da un punto di vista inconsueto…e con gli intermezzi molto realistici 🙂 La zucca a me piace così tanto che spesso la mangio in purezza, cotta come la fai tu, solo con un filo d’olio e un po’ di rosmarino. La tua mi sembra un’interessante alternativa per cambiare un po’ e al tempo stesso lasciarla al naturale 🙂
Prima di diventare foodblogger (ed anche per molto dopo in verità) l’unico modo in cui mangiavo la zucca era al forno, con sale, pepe e olio….rimane sempre il mio modo preferito di mangiarla:)
Grazie per essere passata!
In biblioteca con i bambini delle scuole con cui facciamo tante attività di lettura, mi diverto tantissimo a trasformare le fiabe e i racconti. Sembra semplice ma non lo è! Per la ricetta cosa dire…. io amo la zucca, ne sono dipendente e la versione che mi piace di più è proprio quella in forno solo con un pizzico di sale. Il tuo piatto è bellissimo, saporito e assolutamente nelle mie corde!! Bravissima! PS: per me sei bravissima a scrivere 🙂
C’è stato un tempo in cui speravo di fare diventare della scrittura la mia professione…poi sono scesa con i piedi per terra, ma sicuramente ho sempre amato molto scrivere…chissà che questa esperienza non mi faccia riprendere a farlo 🙂 Grazie per essere passata!!
Però bel lavoro che si è fatta sta zucchetta, paladina dell’amore e della verità. Mi è piaciuto il tuo racconto, intervallato dalle parole di tuo figlio. Il momento della nanna, anche se i bimbi non sono più piccolini racchiude un’intimità e un calore sorprendente che tu sei riuscita a rendere benissimo. La ricetta di Ottolenghi va da se è super.
Grazie mille Ilaria 🙂
Finalmente arrivo a dirti quanto sia grande e bello il lavoro che hai fatto. E questo vale sia per la ricetta che trovo davvero vincente che per il racconto che é scritto molto bene, il fatto di essere una mamma che legge la sera le storie a letto con le proprie figlie mi ha fatto sentire tanto vicina a te. Bravissima
Grazie mille Francesca:) e grazie per essere passata!
secondo me non si addormentava perchè la fiaba era troppo coinvolgente, brava!
Grazie, troppo buona….ma non si addormentava perchè è un figlio di ……ntrocchia come si dice a Napoli :))